Surriscaldamento prima della caduta?
Roger Blitz, corrispondente per le valute del Financial Times, e Luca Paolini, stratega principale di Pictet, discutono sul modo in cui “l'indice di miseria” americano (dato dal tasso di disoccupazione e di inflazione insieme) è sceso al di sotto del 6% per la prima volta dal 1998, suggerendo di essere lontani uno o due anni da un picco maggiore.
Paolini ritiene che sia meglio focalizzarsi sulla crescita, sull’inflazione e sulle banche centrali. La crescita globale ad oggi è vicina al 4% e questo è il miglior risultato raggiunto dal 2009, la fiducia dei consumatori è alta mentre l’inflazione è bassa: sono tutti segnali preannunciano un buon andamento dei mercati nei prossimi mesi.
C’è ancora una forte correlazione tra crescita globale e mercati e questo non ha nulla a che fare con le Banche Centrali; se la crescita è forte, aumentano i profitti e ciò è molto positivo per investitori azionari. L’indice di povertà era molto popolare negli anni ‘70 durante il periodo di stagflazione cioè la somma del tasso di disoccupazione con l’inflazione. Oggi possiamo notare che anche se tutti sono preoccupati dell’alta valutazione negli Stati Uniti, l’indice di povertà è molto basso.
Possiamo anche vedere come nel tempo ci sia stata una correlazione inversa tra tasso di policy e tasso di disoccupazione. Oggi il tasso di disoccupazione in economie sviluppate è molto basso, ma al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare anche i tassi di rendimento rimangono bassi. Questo è un segnale positivo per i prossimi mesi, ma potrebbe voler indicare un rischio a medio termine.
Paolini conclude dicendo che non basta concentrarsi su una prospettiva di breve periodo e che è importante avere un’immagine completa del ciclo economico in una prospettiva di lungo termine, ma è anche vero che a volte ciò non è sempre possibile.