Più regolamentazione in Cina sui Big Tech
Se nel mondo occidentale la tecnologia è sempre stata protagonista indiscussa senza barriere, la situazione in Cina è sicuramente diversa e a farne le spese sono proprio le Big Tech, le grandi società tecnologiche presenti nella seconda economia mondiale.
In realtà da qualche tempo anche in occidente ci si è posti qualche riflessione in particolare su due temi essenziali ovvero la gestione dei dati personali e della privacy degli utenti, e secondo l’importanza che queste società paghino la giusta fiscalità. Invece di riflettere il governo cinese ha voluto subito mettere in chiaro le proprie intenzioni, partendo proprio dalla privacy e dal contributo fiscale allo sviluppo.
Big Tech, proprietà immobiliari e recentemente i videogiochi dopo l’attenzione dedicata alla educazione e formazione dei giovani cinesi, sono stati messi nel mirino dalle nuove normative. Ci si chiede se questo sconvolgimento potrebbe essere l'ennesimo segno che Xi Jinping e il Partito comunista cinese non stiano entrando con forza in ogni settore di business che man mano prende velocità in Cina.
Il clima di incertezza sulle nuove regolamentazioni ha già prodotto da un lato una crescente cautela per le nuove iniziative di raccolta di investimenti su singole società tramite IPO, dall’altro l’intero listino cinese è posto sotto osservazione da parte degli investitori che temono invasioni di campo su regole internazionali e consolidate che hanno reso solida la partecipazione di molti investitori internazionali delle borse cinesi. E’ inoltre evidente che la linea del Partito Comunista cinese stia scombussolando gli equilibri geopolitici tra Stati Uniti e Cina, come ad esempio il ritorno della tensione su Taiwan e le vicende legislative e gli scontri a Hong Kong.