Perché gli investitori dovrebbero tornare a Tokyo

Idee e Strategie di Investimento / Financial Times / 25 Ottobre 2016


Il Topix è più conveniente sulla base del rapporto prezzo/utili (P/E) rispetto agli indici di Stati Uniti ed Europa, e le aziende giapponesi hanno moltissima liquidità. Leo Lewis di FT esamina l'opportunità per gli investitori stranieri di dover riconsiderare l'investimento in titoli azionari giapponesi.
Mancano solo due mesi alla fine del 2016 e le aziende giapponesi hanno speso 4 trilioni di yen nel riacquisto delle proprie azioni con una cancellazione di una cifra record di 3 trilioni di yen. Il tasso di acquisto BoJ di ETF è salito a 6 trillioni di yen in un anno e nell'indice Topix, il 55% delle imprese non finanziarie possiede più denaro che debito.

Alcuni hanno calcolando che il fondo pensione giapponese GPIF deve acquistare 5 trilioni di yen d'azionari giapponesi per bilanciare il proprio portafoglio e questo è un chiaro segnale di un probabile di nuova domanda nel mercato azionario.
Gli investitori stranieri si sono liberati di 6 trilioni di yen di azioni nei primi 9 mesi dell'anno, operazione che in un primo momento sembrava essere guidata dalla riduzione del risorse da parte dei fondi dei paesi legati all'entrate da vendite di petrolio.

Il ritiro degli investitori esteri è stato in parte comunque compensato dalle strategie delle società giapponesi, dalla banca centrale BoJ e dal GPIF che però si sono dimostrate distruttive per il meccanismo dei prezzi complessivo del mercato di Tokyo.
I fondi globali hanno bisogno di maggiore interazione col Giappone per riprendere vigore; l'Abenomics, la politica del premier Abe, potrebbe non essere fallita, ma meno influente rispetto a prima.