Le piattaforme tecnologiche hanno bandito Trump: quali sono le conseguenze?
L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato ora espulso dalle piattaforme di social media da Facebook e Twitter a Pinterest. La sua sospensione ha seguito una violenta insurrezione in suo nome al Campidoglio, ed è arrivata mesi dopo che Twitter aveva iniziato a segnalare centinaia di suoi post per false dichiarazioni sulle elezioni perse. Ma, come spiega Casey Newton di Platformer, bandire Trump è stata in realtà la parte facile.
Ora le piattaforme tecnologiche hanno un nuovo problema: come si combatte la disinformazione quando diventa più grande di un singolo utente? Uno dei principali problemi delle piattaforme social è dato dal fatto che spesso si fa fatica a comprendere quando un post passa dall’essere divertente all’essere pericoloso. E’ difficile da stabilire quando sia necessario l’intervento delle piattaforme nella gestione dei contenuti.
Negli anni passati la mala informazione è stata definita come un insieme di post singoli creati da utenti che, una volta bloccati, non avrebbero potuto fare altri danni, lasciando nell’ecosistema digitale formato da contenuti “corretti”. I tweet di Trump però hanno avuto un effetto differente: l’idea che l’elezione fosse stata “rubata” è stata condivisa ovunque online, diventando una grandissima menzogna alimentata da milioni di utenti e difficile da controllare.
L’impatto di questa falsità è stato così forte da ripercuotersi su 147 membri del Congresso che hanno messo in discussione i risultati delle elezioni anche in seguito agli attacchi al Campidoglio.