La spinta delle Banche nel “bear market”
8 febbraio 2016 John Authers analizza come le banche negli Stati Uniti e in Europa occidentale siano precipitate nel “bear market”.
C'è una grande preoccupazione per la banca tedesca Deutsche Bank, il cui spread del CDS ha mostrato che il rischio percepito è ancora più alto di quello raggiunto nella crisi del 2008. L’indice bancario dell’S&P500 si trova nel "bear market" e oggi ci sono state cadute molto forti per alcune grandi banche. La loro maggior preoccupazione è dovuta alla discesa dei rendimenti del Tesoro (e la riduzione del differenziale dei rendimenti tra i titoli a dieci anni verso quelli a due anni), che ha raggiunto i livelli più bassi di periodo dall'inizio della crisi. Inoltre, i Treasury 10 anni correlati all’inflazione degli Stati Uniti vede previsioni per il tasso d'inflazione nel punto più basso mai visto neppure nel 2010-11. Si tratta di dati preoccupanti per il mercato finanziario.
Un altro aspetto critico si è verificato dopo che la Banca del Giappone ha annunciato, un paio di settimane fa, di voler adottare tassi d’interesse negativi. Il mercato ha interpretato questa decisione come una possibilità per tutte le banche centrali di muoversi verso questa direzione, se necessario. In realtà lo Yen si è rafforzato tornando al livello di inizio dello scorso anno. Infine, il prezzo dell'oro è aumentato vertiginosamente dopo un lungo periodo di svalutazione. I tassi negativi portano benefici al valore dell'oro; benché uno dei suoi svantaggi sia quello di dover pagare il suo mantenimento nei caveau, questo si contrappone oggi al costo di detenere depositi presso la banca centrale che ha tassi negativi. Inoltre il rialzo del prezzo dell'oro segnala un aumento di preoccupazioni sulla capacità delle banche centrali di saper mantenere stabilità. Visto l’andamento delle borse il momento è allarmante e la gente ora spera che la Fed riconsideri l'aumento dei tassi.