La Cina è tormentata dalle uscite di denaro dal paese
James Kynge spiega gli sforzi di Pechino nel fermare il deflusso di capitali dal paese e l'impatto che ne ha sull'economia.
Oggi la Cina sta affrontando una sfida di liquidità, molto denaro viene investito al di fuori del paese poiché alcuni investitori cercano di evadere le severe misure adottate per scoraggiare la corruzione, ma la maggior parte stanno ricercando più abbondanti profitti all'estero.
Goldman Sach stima che in un anno sono usciti dal paese 1.1 trilioni di dollari. Per un paese in via di sviluppo come la Cina questa emorragia di denaro è davvero dolorosa in quanto deprime il valore della valuta cinese il Renminbi, nei confronti del dollaro. Questo ha suscitato l'interesse di Donald Trump che ha minacciato di imporre tariffe rigide sulle esportazioni della Cina in America.
Per frenare il fenomeno Pechino sta controllando e in alcuni casi bloccando investimenti all'estero di società con valore di oltre 5 milioni di dollari. In secondo luogo le autorità stanno intervenendo sul mercato monetario alzando i tassi di interesse interni, seducendo in tal modo più investitori a mantenere i loro investimenti all'interno della Cina.
Ma i danni collaterali di questa politica si riversano sulle società cinesi che si autofinanziano, emettendo debiti sui mercati monetari, che finiscono per pagare di più e alcune si dirigono verso l'inadempienza.
Potrebbe scattare un effetto domino d'inadempienze nel paese, un rischio serio ma che Pechino è disposto a prendere per alleviare il torrente di deflusso di capitali che minacciano di affondare il Renminbi e di esacerbare le tensioni con Donald Trump.