Il protezionismo di Trump preoccupa il commercio americano

Macroeconomia e Politica / The Economist / 09 Dicembre 2016


Zanny Minton Beddoes, caporedattore dell'Economist, discute le politiche commerciali proposte dal presidente eletto Donald Trump e come potrebbero danneggiare proprio le persone che pretende di aiutare.
Anche se ci sono ancora sei settimane prima che Trump assuma la piena amministrazione degli Stati Uniti, ha già inviato onde d'urto alle imprese americane.

La promessa della deregolamentazione delle compagnie, i tagli alle tasse, la spesa per le infrastrutture hanno portato i prezzi delle azioni alle stelle, ma il futuro presidente ha anche mostrato la volontà di mantenere i posti di lavoro delle aziende in America. Nonostante questa sia una questione molto popolare, potrebbe portare molti problemi.

Per diversi decenni Donald Trump è stato notevolmente costante nelle decisioni prese verso il settore del commercio. Pensa che l'America sia 'grande' se ha un surplus commerciale, che il deficit commerciale rimanga un segno di debolezza e che gli Stati Uniti vengano danneggiati dagli accordi commerciali con altri paesi. Una scelta che lo considera un protezionista.

Mr Trump ha una buona motivazione dietro il suo obiettivo ovvero di di mantenere posti di lavoro per gli americani ma il problema sono le misure correttive proposte. Vuole imporre dazi su qualsiasi società che sposti il suo lavoro fuori dal paese, danneggiando in realtà i consumatori americani e penalizzando le imprese americane le cui merci sono realizzate in diverse parti del mondo. Si tratta di un approccio che finirebbe per lasciare l'America e gli americani più poveri.