Guardate cosa è successo alle esportazioni cinesi con la rivalutazione dello Yuan

Macroeconomia e Politica / Bloomberg Business / 31 Gennaio 2016


30 gennaio – Nella rubrica il "miglior grafico," Michael McKee di Bloomberg parla di guerre valutarie. Inoltre Geoffrey Yu, Strategist degli investimenti di UBS, e Brian Angerame, Portfolio Manager di Clearbridge Investments, parlano su "Bloomberg Surveillance".


La valuta cinese "Yuan" si muove in stretto rapporto con il dollaro e l'anno scorso le esportazioni in uscita da Shanghai verso l’estero hanno subito un regolare declino; solo dopo agosto con lo Yuan che ha avuto una svalutazione il dato è divenuto piatto.

Secondo Geoffrey le economie di Cina e Giappone sono più complementari che concorrenziali. La banca centrale cinese è preoccupata che il ribasso della loro moneta possa contribuire alla fuoriuscita dei flussi di capitale poiché le persone sono inclini a ritirare i loro investimenti; per questo non ci si attende una forte svalutazione della valuta cinese.

Si chiede quale effetto avrà il tasso negativo in Giappone sui depositi dei risparmiatori. Secondo Geoffrey il 97% dei conti di risparmio danesi hanno sofferto degli interessi negativi, ma questo non influenza quelli giapponesi. Servono stimoli monetari per il paese; in Giappone bisogna investire maggiormente all'estero, le società sono sane, un po’più high yield e aumentare gli stipendi dei lavoratori, in modo che possano pagare più tasse alimentando il fondo delle pensioni.

Chi ha il lavoro più duro tra le banche centrali? La differenza tra tutte le altre banche e la Fed è che quest’ultima cerca di normalizzare mentre le altre stanno cercando di espandere. La Fed in realtà non sta quindi respingendo il mercato i cui valori al momento sono più conservativi.

L’altro punto di incertezza è il petrolio; i 2/3 dell'economia degli Stati Uniti è basata su consumi e servizi che beneficiano di prezzi del petrolio più bassi. Deve essere preso in considerazione che le aziende che guadagnano dalla produzione e raffinazione del petrolio, devono trovare una via d'uscita. Il primo produttore di petrolio ha aumentato l’equity per bilanciare il peso sugli obbligazionisti; molte compagnie si stanno dirigendo verso un equity price "0". Per quanto riguarda i fornitori di petrolio al mondo gli Stati Uniti stanno producendo petrolio, l’Arabia Saudita e probabilmente la Russia sono sicuramente condizionate negativamente da questa circostanza e dovranno confrontarsi.