Gli americani rovinano la lingua inglese?

Formazione e Ricerca / The Economist / 23 Novembre 2017


I britannici spesso lamentano che gli americanismi avanzino lentamente nell'inglese britannico. Lane Greene, il nostro guru del linguaggio, si domanda da dove provengano le parole americane e se rappresentino una minaccia per l'inglese della regina.


Lane è un americano che vive a Londra. Si è abituato al gergo inglese britannico, ma Lane sente spesso che i britannici si lamentano del fatto che ci sono troppe parole e espressioni americane che si insinuano nell'inglese britannico ovvero i cosiddetti “americanismi”.
Molte persone non esprimono la loro opinione riguardo alle parole americane di fronte a Lane, dato le sue origini americane, ma nonostante questo egli vede chiaramente un certo disappunto per le parole e frasi di provenienza americana.

Per alcune persone l’introduzione di queste parole rappresenta un declino della vecchia idea di Gran Bretagna.
Lo scrittore britannico Matthew Engel non sopporta gli americanismi usati in Gran Bretagna e ha persino scritto un libro a riguardo. Secondo la sua opinione l’uso di questi termini è un primo step per l’omogeneizzazione del mondo.

Ma gli americanismi sono davvero un male per l’inglese britannico?
Lo spelling americano deriva da un solo uomo: Noah Webster. Scrittore e lessicografo americano, fu lui che decise come dovevano essere scritte parole come “centre” o “music” o “color”. Con l’avveio di Hollywood lo slang americano divenne immensamente popolare.


Secondo Lane molti degli americanismi hanno origini britanniche. Il termine “sidewalk” è un temine britannico che venne usato nell’ottocento per definire i marciapiedi di Westminster Bridge e che poi è stato acquisito dagli americani per definire ogni marciapiede. Secondo Lane infine, la lingua britannica è in perfetto stato e come tutte le lingue è normale che subisca cambiamenti ad ogni suo livello.