Donad Trump uomo d'acciaio
Rob Armstrong del Financial Times considera i diversi effetti sull’economia globale delle nuove tariffe commerciali di Donald Trump. Gli Stati Uniti importano più acciaio di qualsiasi altro paese al mondo; solo nel 2016 sono stati importati circa 30 milioni di tonnellate di acciaio. Dall’altro lato gli Stati Uniti esportano circa 9 milioni di acciaio, molto meno.
Questi dati non sembrano essere molto graditi al presidente Trump che ritiene che l’America dalla parte dei “perdenti” se compra più di quanto vende. Ecco perché Trump ha approvato una tassa del 25% sull’acciaio e una tassa del 10% sull’alluminio; questo renderà l’America più ricca e creerà nuovi posti di lavoro.
Forse però le cose non sono così semplici; infatti molte delle aziende americane appartengono a settori che utilizzano acciaio piuttosto che produrlo. Per le aziende che utilizzano l’acciaio, i costi aumenterebbero esponenzialmente e le tariffe doganali potrebbero sortire l’effetto contrario ovvero eliminare posti di lavoro piuttosto che crearne di nuovi.
Trump inoltre ha come obiettivo quello di mettere in difficoltà la Cina, primo rivale nella produzione ed esportazione di acciaio; sfortunatamente per lui però l’economia cinese non verrà influenzata troppo negativamente dall’introduzione delle nuove tariffe dato il basso livello di beni che vende in America.
Gli Stati Uniti comprano acciaio perlopiù da Brasile, Canada, Corea del Sud e Messico. Recentemente il presidente Trump ha introdotto nuove tariffe sui prodotti cinesi. Cosa può fare il resto del mondo?
Per cominciare la Commissione Europea ha suggerito l’introduzione di tasse su beni prettamente americani come i jeans, il bourbon o il marchio Harley Davidson.